Benvenuti nel sito Bellizzi Granata - Tutte le Notizie e le Curiosità sulla Salernitana, sui tifosi, sui risultati e sul Calciomercato. ULTIME NOTIZIE DAL CLUB "BELLIZZI GRANATA"

sabato 20 marzo 2010

Così il commento di Tommaso D'angelo, direttore di Cronache del Mezzogiorno

dangelo-150x150

In sede di ricorso la Salernitana saprà far valere le proprie ragioni, le stesse per le quali era stata già abbondantemente assolta dalla Disciplinare. Per il momento, però, resta il fardello per una condanna per illecito (presunto), una macchia vergognosa che getta una pesante ombra anche sul campionato vinto. Qui non si tratta di moralità a doppio binario (si tira in ballo la famosa partita con il Bari dell’anno passato), di voci, di sussurri, di ipotesi mai provate.

Qui ci troviamo davanti ad una sentenza emessa da un tribunale, discutibile, probabilmente senza prove, che sarà ribaltata successivamente. Ma al momento c’è. E dobbiamo fare i conti. E i conti ci dicono che che la penalizzazione non è afflittiva, riferita cioè al prossimo campionato, ma va ad abbattersi su una classifica già traballante e nulla toglie ad una retrocessione praticamente firmata da Lombardi già a giugno.

Come si è giunti alla condanna della società granata se non vi è uno straccio di prova? Lo chiarisce l’articolo 4 (comma 5): “La responsabilità è esclusa quando risulti o vi sia un ragionevole dubbio che la società non abbia partecipato all’illecito o lo abbia ignorato”. Dunque per i giudici la difesa della Salernitana non ha insinuato nemmeno il ragionevole dubbio che avrebbe fatto saltare i piani di Palazzi: la società vi ha partecipato anche se non sono stati identificati gli autori.

Quei 150mila euro intascati da Postiglione e le accuse dei due pentiti bastano e avanzano per dimostrare l’illecito: c’è chi ha venduto, dunque c’è chi ha comprato. La mancanza della prova regina di questo assioma, come quella che incastrò Preziosi, spiegherebbe il dislivello tra le due condanne: esclusione per una società, appena sei punti di penalizzazione per l’altra. Ma i giudici hanno tanto creduto alla tesi di Palazzi che la pena pecunaria, pur prevista come sanzione alternativa, non è stata presa in considerazione. Il resto sarà chiarito nelle motivazioni.

E Lombardi? La sentenza della Corte Federale, storica se vogliamo perchè per la prima volta è stato applicato l’istituto della revisione processuale, lo consegna alla piazza a cui inutilmente aveva tentato di fare il verso con l’esonero di Grassadonia. I suoi appelli, le sue promesse (mai mantenute per intero), i buoni propositi sbandierati a mezzo stampa ma rivelatisi un flop tecnico ed economico, sono seppelliti dalla condanna, pur nella consapevolezza che in quel Potenza-Salernitana, iniziato in un infausto martedì precedente con una pizza tra due giocatori di opposta fazione ma di medesima cittadinanza, non ci fu nessuna manina societaria.

Vogliamo continuarlo a crederlo nonostante la sentenza (non definitiva ma il ricorso, attenzione, può rivelarsi un boomerang perchè c’è sempre l’incognita Postiglione): ma questa sentenza punisce ‘o sistemone a cui i tifosi si erano abituati, con la famosa carta vince e carta perde tanto cara a Fulvietto. Lombardi ci ha tolto, giorno dopo giorno, l’orgoglio di essere salernitani. Quell’orgoglio che tra gli anni 90 e i primi anni del 2000 ci ha fatto girare l’Italia calcistica a testa alta.

Vittime, noi sì, del sistema calcio: Piacenza e Atalanta vi ricordano qualcosa? Lo scandalo sull’asse Udine, Perugia e Piacenza, nell’anno della A non vi provoca ancora un blocco intestinale? Senza rileggere la storia granata, cominciando da quel Roma-Salernitana che costò la retrocessione dalla massima serie. Un orgoglio calpestato non da una sconfitta sul rettangolo verde, il calcio resta sempre un gioco dalle variabili impazzite, ma da una serie di scelte che hanno diseducato soprattutto i più giovani, dove il fine giustifica il mezzo (della vittoria).

Il fallimento della Salernitana, al di là degli errori e degli orrori di Aliberti, fu un’ingiustizia. Il sistema salvò Lazio, Reggina e Messina che stavano decisamente peggio, i meno accecati dall’odio contro il patron di San Giuseppe, sperarono fino alla fine che un giudice di Berlino si trovasse sulla strada della Salernitana. Così non fu ma si gridò all’ingiustizia: oggi, nonostante una condanna per un illecito presunto, nessuno alza la voce. L’armadio ha aperto le sue porte e gli scheletri, come in un film horror, cominciano a camminare.

Nessun commento: