
È arrivato all’ora di pranzo, direttamente in sede, senza passare nemmeno per il Volpe, dove da poco la squadra aveva completato la seduta di allenamento agli ordini del tecnico in seconda, Di Cicco. Fabio Brini è così tornato dopo circa undici mesi ad allenare la Salernitana che, nel giugno scorso, riportò in serie B senza ottenere, però, la riconferma. Ad attenderlo in sede, c’erano, tra gli altri, il segretario Leone, il team manager Avallone che aveva ritrovato il suo abituale self control momentaneamente svanito sabato negli ultimi minuti di Salernitana-Treviso, e il responsabile dello staff medico D’Alessandro. Soprattutto con quest’ultimo, Brini si è intrattenuto per informarsi dello stato di salute dei giocatori. Poi, un breve colloquio telefonico con il presidente Lombardi, rimasto a Vallo della Lucania per motivi di lavoro più che per festeggiare il proprio compleanno. Il presidente rivendica la paternità della scelta della guida tecnica che dovrà condurre alla salvezza il club granata e che è caduta sull’allenatore di Porto Sant’Elpidio perchè «è un signore, una persona seria e, soprattutto, un sergente di ferro» come ha ripetuto ai suoi più stretti collaboratori. La voce che circola in città, è che questa volta Lombardi, finalmente, abbia fatto tutto di testa sua. Non ha voluto assolutamente ascoltare i consigli di chi lo ha portato a sbagliare finora, il dg Fabiani. La svolta della stagione che dovrebbe riguardare anche il futuro della società - almeno così si spera - è avvenuto sabato sera un paio di ore dopo la conclusione dell’avvilente sfida con il Treviso. Lombardi era già rimasto scosso per quanto aveva visto in campo, poi ha dovuto ricevere - sembra addirittura su consiglio del funzionario della questura presente all’Arechi - una rappresentanza di tifosi. Alla richiesta di allontanare Castori e Fabiani, Lombardi aveva risposto picche: «Non se ne fa nulla, aspetto la trasferta di Rimini e se dovesse andar male allora non caccio solo loro due ma anche quattro o cinque giocatori». Il presidente si sarebbe poi recato negli spogliatoi per parlare con Castori, al quale voleva confermagli la fiducia sua e della società. Ma l’incontro ha deluso profondamente il massimo responsabile della società, il quale ha così deciso di esonerare subito Castori. Fabiani gli ha immediatamente prospettato due nomi: Ficcadenti e Giordano. Lombardi non ha voluto sapere ragione: «Ora basta, sono il presidente e decido io». Un breve colloquio telefonico con Brini, la conferma che il tecnico marchigiano in questi mesi non aveva perso di vista la sua ex squadra, e soprattutto il convincimento che solo «un sergente di ferro» potesse rimettere le cose a posto all’interno di uno spogliatoio divenuto, a detta di qualcuno «anarchico» e «esplosivo». A Brini, quindi, spetterà il compito di tastare l’umore del gruppo e di decidere, quindi, chi dovrà proseguire con lui l’avventura. Per Rimini, una prima selezione l’ha fatta il genovese Bergonzi, direttore di gara sabato sera all’Arechi. In quattro salteranno la trasferta in Romagna per squalifica. Brini dovrà ridare un’identità tattica alla squadra. Si tornerà a giocare con il classico modulo del 4-4-2 nel quale troveranno spazio, sin da venerdì prossimo, Ledesma e Merino, ingiustamente trascurati nella gestione Castori. Brini dovrà anche recuperare un signor portiere come Berni, inspiegabilmente divenuto insicuro nelle ultime partite dopo aver favorevolmente impressionato nelle sue prime prestazioni in granata. Brini dovrà trovare una collocazione definitiva per Ciaramitaro. In attacco, infine, con il rientro di Fava (non sicuro per Rimini) ci sarà solo l’imbarazzo della scelta tra l’ex del Treviso, Di Napoli, Iunco, Scarpa e Ganci. Ora il gruppo è chiamato a ricompattarsi intorno al suo nuovo nocchiere. Il numero delle gare da affrontare è diminuito a otto, i punti disponibili sono 24, la quota salvezza sembra salita da 48 a 51/52 punti, rendendo ancora più ardua l’impresa granata. Ma c’è ancora tempo per sperare. Perchè non crederci ancora?
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