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martedì 19 febbraio 2008

Salernitana in crisi, lunga catena di errori


Una crisi che parte da lontano. Dalla sosta di Natale, o meglio dalla sconfitta di Gallipoli dell’antivigilia. Salernitana in caduta libera, squadra in rottura prolungata, in calo fisico e mentale. Calo fisico prevedibile a questo punto della stagione, ma non di questa entità, conseguenza questa dell’età media del gruppo molto alta e del lavoro, forse non appropriato, svolto durante il richiamo di preparazione di inizio anno. Ed ecco che si torna al periodo della sosta e al lavoro svolto nel periodo post natalizio a Roma. Calo però innanzitutto mentale, la squadra si è adagiata per i tanti punti di vantaggio sule inseguitrici, prima di Gallipoli erano addirittura dieci. E così la Salernitana si è inconsapevolmente trovata risucchiata nel vortice, la luce si è spenta e non si è più riaccesa. Intervento tardivo della società, il pugno duro invocato dal presidente Lombardi andava attuato prima e cioè nel momento in cui affioravano i primi scricchiolii. E invece si è colpevolemente atteso troppo con la squadra che perdeva terreno. A dicembre e gennaio la società ha gestito male il lavoro di campo e le operazioni di mercato. Tante, troppe voci, troppi giocatori in organico annunciati in partenza, due elementi cardine come Di Deo e Ferraro che per molti a un certo punto sembravano già altrove. Due giocatori che invece sono rimasti alla Salernitana, ma ovviamente perdendo la necessaria tranquillità. Errori tecnici compiuti durante le operazioni del mercato di riparazione: la Salernitana aveva bisogno di un rinforzo vero a centrocampo di un uomo d’ordine, di un elemento di esperienza e qualità. Elemento dalle caratteristiche di Correa che non è arrivato. Sono arrivati invece tre centrocampisti di quantità: Tricarico, di rientro dal Lanciano, Piccioni, dal Sorrento, e l’argentino Barrionuevo da una formazione di C2, il Celano, che si è presentatto con un’espulsione e un infortunio. Tre elementi da ritenere, almeno fin qui, tutt’altro che dei veri rinforzi. In attacco è andato via Magliocco che bene o male in C1 i suoi gol li ha sempre segnati ed è stato preso Cammarata che quest’anno nel Taranto non ha segnato neanche un gol e che da tempo stenta a ritrovarsi. In difesa invece è rimasto tutto immutato, ma guardando la carta d’identità erano ampiamente prevedibili i cali di elementi come Ambrogioni e Milanese. E poi il cambio tecnico. Lombardi, dopo il vergognoso crollo di Taranto ha esonerato Agostinelli, decisione legittima perchè al tecnico oggettivamente era sfuggita la situazione di mano. Ma quando si cambia allenatore dal nuovo tecnico si attende una scossa, una svolta. Brini anche caratterialmente non ha dato questo tipo di scossa, ma si è adagiato in panchina, continuando e perseverando negli errrori della gestione precedente. Quando si subentra invece ci vuole il coraggio di cambiare. Rivoluzioni no, ma interventi migliorativi sì. Per riaccendere la luce. Ieri sono stati annunciati i nuovi propositi, lo ha fatto Brini dal ritiro di Roma e lo ha confermato il presidente Lombardi che, dopo la sfuriata del dopo-partita, ha rassicurato sulla compattezza del gruppo e sulle possibilità della Salernitana di raggiungere la promozione Ora però, come ama spesso dire Lombardi, servono fatti e non parole. A cominciare dalla partita con la Pistoiese. Anche ieri di parole ne sono state dette tante. Adesso si attendono i fatti. Li attende Lombardi e li attendono tutti.

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