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giovedì 5 gennaio 2012

Chiesto il rinvio a giudizio per Lombardi e Rispoli sul caso assegni smarriti

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La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vallo della Lucania ha chiesto il rinvio a giudizio di Antonio Lombardi e Francesco Rispoli, all’epoca dei fatti in oggetto rispettivamente principale azionista ed amministratore unico della Salernitana Calcio 1919 (fallita lo scorso mese di novembre) per la vicenda “assegni smarriti” che ha visto come (involontari) protagonisti gli ex calciatori granata Francesco Caputo e Mariano Stendardo, quest’ultimo rappresentato dall’avvocato Andrea Tata. Il pm vallese Alfredo Greco contesta per entrambi i dirigenti dell’ormai scomparsa società calcistica i reati di “calunnia” e “concorso”. L’udienza preliminare, in cui si discuterà la richiesta di rinvio a giudizio di Antonio Lombardi e Francesco Rispoli, è stata fissata per il 27 marzo prossimo, dinanzi al gup Nicola Marrone.

I FATTI. Una denuncia per furto e smarrimento di assegni che si è trasformata in un boomerang. E’ quella che Francesco Rispoli ed Antonio Lombardi, rispettivamente nella qualità di amministratore unico e principale azionista della Salernitana, depositarono presso la Procura di Vallo della Lucania il 22 luglio 2010, ovvero qualche settimana dopo che erano stati consegnati a Francesco Caputo e Mariano Stendardo degli assegni dall’importo complessivo di 270 mila euro.

All’atto di incassare i suddetti assegni i due calciatori ebbero l’amara sorpresa perché erano scoperti e perché degli stessi era stato denunciato il furto. Tant’è vero che Caputo fu interrogato dai Carabinieri di Altamura che gli chiedevano chiarimenti sui motivi per i quali ne fosse entrato in possesso.

Dopo l’apertura del fascicolo di indagine, la Procura di Vallo della Lucania, fatti i dovuti accertamenti presso l’Unicredit, decise di procedere nei confronti di Lombardi e Rispoli, indagandoli per calunnia per la denuncia di smarrimento degli assegni ed anche per aver incolpato indirettamente di ricettazione Caputo e Stendardo.

Quelle somme di denaro erano state consegnate tramite assegni al procuratore dei due calciatore, Gaetano Fedele, che, nella sua deposizione, indicò fatti e circostanze precise. Gli assegni gli furono consegnati in un hotel di Milano alla presenza dell’allora direttore sportivo Acri, che confermò la circostanza aggiungendo che erano presenti anche Lombardi, Rispoli e D’Angelo.

Al pm di Vallo, Alfredo Greco, Lombardi ha dichiarato di non aver mai firmato quegli assegni, disconoscendo anche l’autenticità della firma. Il 27 marzo l’udienza preliminare stabilirà se il patron della fu Salernitana Calcio 1919 ed il suo amministratore di allora saranno processati.

Fonte: zonamistanews

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