martedì 14 luglio 2009
Merino: «Il bello deve ancora venire»
Nocera umbra. Minuto nel fisico, maestoso nella tecnica individuale, basso di statura, gigantesco per qualità, visione di gioco, rapidità e prodezze. Ne ha dispensate tante nel tratto finale dello scorso campionato quando Brini ebbe il coraggio di pescarlo dalla naftalina: la più bella nella sfida dell'Arechi contro l’Albinoleffe. Colpi di tacco, dribbling, pallonetti, giocate incantevoli: sappiamo già tutto di Merino? «In verità non avete ancora visto niente. Nella scorsa stagione ho avuto poche opportunità di mettermi in mostra. Soltanto nell’ultimo tratto del campionato mi è stata concessa fiducia. Ho cercato di ripagarla nel migliore dei modi, ma posso dirvi che quello non era il miglior Merino. Adesso parto dal principio, posso sostenere l’intera preparazione con il resto del gruppo, avverto tanta fiducia nei miei confronti. Mi sento molto più responsabilizzato come uomo e come calciatore ed ho tanta voglia di diventare un grande protagonista nella Salernitana che verrà. Ci tengo molto per la maglia granata ed anche per quella della nazionale peruviana». Il vero Merino non è ancora venuto fuori, eppure è bastato poco per diventare un uomo-mercato. Quanto la influenzano le tante voci circolate sul suo conto? «Neanche un po’. Sono un calciatore della Salernitana e sono fiero e contento di esserlo. Se ci sono offerte, poi, spetta soltanto alla società valutarle». La spaventa la concorrenza di Cozza? «E perché dovrebbe. Non l'ho mai visto giocare, conosco ancora troppo poco il calcio italiano, ma dall’accoglienza che gli è stata riservata ho capito subito che è un grandissimo giocatore, un lusso per la serie B, un valore aggiunto per la Salernitana. È un piacere lavorare al fianco dei campioni: Cozza ha subito dimostrato di esserlo presentandosi con grande umiltà all’interno dello spogliatoio. L’umiltà è una virtù che appartiene ai grandi». Lei si sente un grande? «Devo ancora fare tanta strada per diventarlo. E la Salernitana, sono sicuro, potrà aiutarmi davvero molto in questo percorso». È consapevole che questa potrebbe essere la stagione della svolta? «Certo che lo sono. E per questo non vedo l’ora di iniziare. L’anno scorso ho giocato poco, ho pagato anche il ritardo di preparazione. Adesso sono sullo stesso gradino di tutti gli altri, posso allenarmi con serenità ed il mio entusiasmo è alle stelle». Per quale motivo si è tatuato il suo nome sull'avambraccio? «Ho sempre odiato i tatuaggi, ma questo qui ha un valore particolare. L’ho fatto perché prima di credere in qualcosa devi credere in te stesso: è una sorta di stimolo alla mia autostima». Un po’ come la presenza di Brini in panchina? «Al mister devo davvero tanto. Ha scommesso su di me nella fase più delicata della scorsa stagione, prendendosi anche dei grossi rischi visto che non avevo mai giocato». Fin qui le ambizioni personali: e quelle della Salernitana? «È ancora presto per capire dove può arrivare questa squadra. Di sicuro ha grossi valori e potrà raggiungere la salvezza con largo anticipo, evitando le sofferenze patite nella scorsa stagione».
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