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martedì 1 dicembre 2009

Cagni ottimista:"Tutto può ancora accadere"


Il cielo sopra Peschiera del Garda ispira mille pensieri. La Salernitana deve ritrovarsi. E lo deve fare in fretta. Lo comanda la classifica. E lo esige anche la piazza. Stanca e arrabbiata. La scelta di affidarsi al ritiro in terra veronese e al silenzio potrebbe avere ottimi riscontri sul piano dell'autoanalisi. I granata devono farne tanta. Per certi versi, dovranno riuscire in questi giorni ad improvvisarsi psicologi di se stessi. Compito difficile. Che qualcuno magari potrebbe anche rifiutare. Fa male guardare la classifica. E brucia ancora di più ripensare alla sconfitta interna contro il Gallipoli. Salernitana sedotta e abbandonata, il cuore infranto, il silenzio come compagno di viaggio. A pochi passi dal lago di Garda Gianluca Grassadonia era passato per una breve avventura al Chievo. Anni fa, storia antica. Qui l'aria è sempre frizzante, il sole sbadiglia solo d'inverno. E in giorni come questi si dimentica di aprire gli occhi. Il risultato? Piange dal cielo, tira vento, e la malinconia diventa malinconoia. La Salernitana, però, deve pensare al lavoro. Duro lavoro. Lontano dal cuore che batte di Salerno. Per il momento restano tutti in sella. Nessuna epurazione, critiche congelate, la speranza nel cuore. Il Resort Paradiso è luogo ideale per isolarsi, parlare tra se e se, confrontarsi, e dare spazio a lunghi bagni di meditazione. La tattica? Serve fino ad un certo punto. Perché contro il Mantova, gara delle mille verità, i ragazzi di Grassadonia dovranno ritrovare in fretta stimoli ed identità. A volte la psicologia aiuta. E due ex allenatori granata, Gigi Cagni e Gianfranco Bellotto, la pensano proprio in questa maniera. Cagni è sempre stato ottimo motivatore. «In casi disperati - dice - serve seguire la corrente positiva. Se pensi male, per forza ti fai male. Partiamo da un primo concetto: non c'è matematica che condanni la Salernitana. La strada che porta alla salvezza è ancora lunga. Tutto può succedere. Si può lavorare sulla testa dei ragazzi. Poi, molto dipende dalla sensibilità di chi allena. E qui io mi fermo, perché non vivo dentro allo spogliatoio e quindi non posso permettermi di dare indicazioni più approfondite». Il ritiro, però, a volte aiuta a fare uscire il tedio. E l'anima inizia a farsi domande? «Io mi chiederei - continua Cagni -: questa squadra ha bisogno di essere tranquillizzata, perché troppo tesa? O forse è proprio il contrario: serve la scossa, l'adrenalina? Se dai proprio tutto quando scendi in campo puoi stare tranquillo. Altrimenti servono le pedate, gi stimoli». Ultimo appunto. «Non guardare la classifica. Anche quando mi trovavo in testa ad un campionato, evitavo di specchiarci i miei pensieri. Non aiuta. Anzi, confonde». La Salernitana ha bisogno di ritrovare forza d'animo, corsa, velocità, sostanza, risultati. Uomini leader. Leader che dispensano umiltà. «Io punto su Grassadonia - ammette Bellotto - Conosco molto bene il ragazzo. E l'allenatore non può essere diverso. Ci siamo incontrati a Cagliari. Ama lavorare, non lascia niente al caso. In questo ultimo periodo l'ho seguito e mi sento di dire che gli manca anche un po' di buona sorte. Credo possa riuscire a toccare le corde giuste. Però ha bisogno di sentirsi addosso la fiducia di tutti. Lui come i giocatori. In momenti delicati come questi, chi ama la Salernitana non può abbandonarla. Anzi, deve abbracciarla. Per il resto, se le cose non funzionano, penso sia necessario dare spazio a qualche novità, a qualche intuizione. A volte basta poco. Un giocatore entra e ti dà più stimoli di un altro. O magari, modifichi il modulo e tutto si fa più facile. Gianluca sa lavorare bene, mi fido di lui»

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