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sabato 10 maggio 2008

I granata fanno visita ai detenuti: lacrime e applausi


Applausi, lacrime, abbracci, rimpianti e tanti buoni propositi. Ieri mattina, l'incontro tra alcuni calciatori della Salernitana e i detenuti del carcere di Fuorni ha riservato emozioni a non finire. La società granata ha subito raccolto l'invito che arrivava dalla casa circondariale cittadina, su sollecitazione dell'assessore allo sport della Provincia di Salerno, Piero Cardalesi. Fusco, Salvatore Russo, Arturo Di Napoli, Cammarata e Tricarico sono stati accolti a braccia aperte da trenta tifosissimi. Alcuni dei quali costretti a scontare pene anche molto severe proprio per reati commessi durante le partite dei granata. Sono da poco passate le dieci e la sala convegni del carcere è già piena di persone che attendono i propri beniamini. Appena spuntano i primi giocatori un caloroso applauso rompe il ghiaccio. Il silenzio e l'imbarazzo iniziale lasciano il campo alle emozioni. I salernitani Sasà Russo e Luca Fusco incrociano con lo sguardo i volti di tanti coetanei, compagni di quartiere ed amici di vecchia data. Russo non resiste all'emozione, si proietta verso di loro con le lacrime agli occhi e riceve abbracci a non finire. Anche Fusco fa lo stesso. Il tutto tra cori, applausi e slogan che i detenuti non hanno mai dimenticato. C'è anche chi ha preparato dei piccoli cartoncini a colori con su scritto: «Salernitana finalmente in serie B». Il direttore del carcere, Stendardo, fa fatica a recuperare la situazione e si sente quasi in imbarazzo quando si trova davanti a tanti microfoni e taccuini. «Il mio augurio è che tutti voi possiate tornare al più presto a vedere la Salernitana dagli spalti dell'Arechi». A quel punto parte il coro in onore di Re Artù «Segna sempre lui». Poi è il momento delle domande e delle riflessioni. A prendere per primo la parola è Matteo, uno dei più anziani che, dall'alto dei suoi 53 anni, ricorda a memoria le formazioni dei granata dal dopoguerra in poi. «La vostra presenza qui - dice - ci riempie di gioia. In questo momento proviamo un orgoglio che voi non potete neanche immaginare. Oggi e sempre forza Salernitana». E via applausi e lacrime a scena aperta. Luca Fusco risponde al coro. «Sono emozionato - dice - Conosco molti di voi, e so che alcuni sono qui per la fede granata. Nella vita si può sbagliare e spero che questo sia servito di lezione. Faccio a tutti un grosso in bocca al lupo e mi auguro che incontri del genere possano essere più frequenti». Sulla stessa riga anche Russo. Il centrocampista guarda negli occhi i suoi interlocutori e li chiama per nome. «Nicola, Tullio, Luca, Luigi e molti di voi sono qui per l'eccessivo amore nei confronti della Salernitana. Posso dirvi soltanto questo: la vita è più importante di una partita di calcio». Loro sembrano avere imparato la lezione. «Non ne vale la pena - dice Luca - Non è possibile che per una partita di calcio vieni privato della tua vita. La libertà, la famiglia, i figli. Ho commesso degli errori e ne sto pagando le conseguenze. Se andrò di nuovo allo stadio? Si, ma in maniera diversa». Tra i più applauditi c'è naturalmente Arturo di Napoli. «La nostra presenza qui - dice - dimostra che la società non vi abbandona. Vi auguro di uscire al più presto e di iniziare una nuova vita. Fuori è bellissimo». A suggellare l'incontro, a cui ha preso parte anche il tifosissimo Emilio, che insieme al papà Pasquale Vertucci, è da sempre vicino ai detenuti, ci sono le foto ricordo, i gadget offerti dalla Salernitana e l'immancabile brindisi. I detenuti fanno altrettanto, regalando ai giocatori un piccolo cuore di cartone con tutte le firme ed una dedica speciale, ”Salerno nel cuore”. Sasà Russo non trattiene le lacrime e promette. «Questo lo appendiamo nello spogliatoio». Prima di andare via, i calciatori ammirano l'ottimo stato di forma del campo di calcio presente nella struttura. Qualcuno si lascia anche andare ad un commento. «Dovremmo venire ad allenarci qui l'anno prossimo. È molto meglio del campo Volpe».

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