Sono passati solo due giorni, ma la vittoria con la Sangiovannese è già un ricordo. Il presente incalza e si chiama Martinafranca. Il miniciclo di tre gare in sette giorni, prologo allo scontro diretto con l’Ancona del 12 novembre, si chiude con l’impegno teoricamente più comodo. Il Martina è ultimo, non ha mai vinto (ma ha, col Potenza, una gara in meno) e non ha tratto giovamento neanche dal cambio in panchina, visto che Camplone ha ottenuto un pari interno con il Pescara all’esordio ed ha poi perso ad Arezzo. Contro i toscani, però, i pugliesi hanno venduto cara la pelle e provato a rovinare il debutto sulla panca degli amaranto di Cuoghi che ha beneficiato di due interventi non proprio felici di Mancini, ex non certo rimpianto a Salerno e che avrà, c’è da giurarci, tanta voglia di riscattarsi contro i granata. Partite come quella che si giocherà in Puglia sono le più scomode per le squadre che puntano in alto: se si vince, non si è fatto che il proprio dovere; se si stecca, si parla di occasione persa ad andar bene. Insomma, è giusto avvicinarsi a questa sorta di testacoda con le cautele del caso, perché a Martina la Salernitana 2 di Agostinelli ha perso malamente in Coppa, perché l’ultimo precedente in campionato non è positivo (la sconfitta costò la panchina a Novelli), perché i pugliesi hanno qualche elemento di esperienza (Sullo, Favasulli) e qualche giovane interessante. Per di più sarà la prima partita senza Di Napoli. Anche senza il suo bomber principe, la squadra granata dovrà dimostrare di avere personalità e numeri da grande. Anche per questo la gara in Puglia è un altro esame da superare. Tra chi si è fermato e chi rientra, Agostinelli è alle prese con le scelte di formazione che potrebbero essere calibrate anche in prospettiva Ancona, atteso, dopo la sconfitta di Crotone, alla prova Perugia. Prima, però, sarà meglio dedicarsi al Martina senza distrarsi troppo. Sarebbe il modo migliore per presentarsi al posticipo con i dorici.
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