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sabato 17 settembre 2011

L'intervista ad Anastasio: sarà vera gloria?


Raccogliamo l’intervista realizzata oggi da Telecolore ad Antonio Anastasio, per cercare di saperne di più sul futuro della Salernitana che emerge dalle sue dichiarazioni. L’imprenditore si professa grande tifoso granata e spiega che la sua iniziativa è finalizzata a dare una continuità alla storica squadra cittadina e al suo marchio.

Il punto che Anastasio vuole chiarire immediatamente è la bontà del progetto imprenditoriale, scevro da manovre politiche (chiarisce che Cirielli non ne sa nulla) ma derivante solo da passione e affetto verso i colori granata. Precisa che magari la politica è entrata nel progetto di qualcun altro. Parla di iscrizione tesa a ”restituire” il cavalluccio ai tifosi che rischiano di rimanerne privi. Ma da gran tifoso quale si professa non mostra particolari preoccupazioni all’eventualità che i tifosi si dividano per la presenza di 2 squadre cittadine, anzi è una possibilità che piace, affascina e ne prendiamo atto, a malincuore.

La stoccata è verso il Salerno Calcio: “E’ l’unica squadra di calcio in Italia che abbia lo stemma del Comune sulle divise”. In questo però Anastasio commette un errore: ignora infatti che Firenze, Trieste, Parma, Bologna, Venezia, Brescia, Palermo, Catania, Lecce, Empoli, Torino, Perugia, solo per citare i casi più famosi, hanno il simbolo comunale che (seppur con stilizzazioni minime) è anche il logo della squadra di calcio. E altre città come Bari, Siena, Piacenza, Modena e mille altre ancora hanno i colori sociali che derivano fedelmente dai colori comunali. Quindi non c’è da sconvolgersi per la scelta temporanea del Salerno Calcio, che Anastasio critica per i motivi che tutti possiamo immaginare.

Lo stesso Anastasio ci tiene a sgombrare il campo da eventuali movimenti di prestanome: “L’operazione è limpida, Lombardi cede a me, stiamo curando gli aspetti legali e fiscali, non si iscrive tramite la mia persona”. Però il discorso non torna quando Anastasio parla dell’iscrizione in terza categoria come di un dono fatto ai tifosi; perché sappiamo che i tempi e i modi per effettuare una vera donazione erano ben altri e l’unico dono che riceveranno i tifosi è stato il carico di vergogna targato Lombardi. Anastasio difende la sua scelta ricordano di aver ricevuto a casa sua “tifosi” salernitani entusiasti del progetto che gli hanno dimostrato affetto in questi giorni.

Il giornalista di Telecolore allora gli chiede perché non fosse intervenuto (con la cordata di imprenditori romani che Anastasio dice di avere accanto) a luglio per salvare il salvabile. E Anastasio replica: “Nessuno mi ha contattato, solo ora ho ricevuto la telefonata di Lombardi, questo è l’unico motivo”. Beh restiamo perplessi perché per mesi dell’imminente fallimento se ne è parlato praticamente in ogni angolo della città e ci suona strano che un vero tifoso con le disponibilità che ha Anastasio non si sia accorto di nulla o non si sia proposto all’amico Lombardi, pur avendo conoscenze facoltose a Roma.

Sollecitato sul progetto futuro, l’imprenditore risolve l’argomento in pochissime battute : “L’anno prossimo intendiamo acquistare il titolo di una squadra dilettantistica per risalire più rapidamente.” Veloce poi il cambio di argomento con un riferimento ai tifosi che devono stare tranquilli: “La Salerno Calcio è in serie D, noi saremo in terza categoria, non ci sono problemi di competenza.” Purtroppo dobbiamo registrare che neanche per Anastasio il problema divisione della tifoseria è considerato con la gravità che, pensiamo, debba meritare.

Inevitabile il riferimento a quanto era bambino e seguiva la squadra granata col cavalluccio; preferiamo sorvolare ripetendo che tale argomentazione non risolve nulla; è un disco rotto che non accettiamo più perché TUTTI NOI abbiamo vissuto le stesse emozioni per la Salernitana; il punto è permettere in futuro di emozionarci ancora tutti per la stessa squadra.

Arriva la domanda che tutti attendiamo: “Se domani telefonasse Lotito, con l’intenzione di acquistare i segni distintivi?” E Anastasio esclama : “Sarei felicissimo, vorrebbe dire avere una sola squadra cittadina, con logo e colori originali, che si chiami Salernitana”. In un sol colpo il progetto Salernitana di cui ha parlato fino a quel momento svanisce e la voglia di calcio (che dovrebbe animare chiunque si appresti a investire nella Salernitana) viene sopita.

Ognuno è libero di trarre le proprie conclusioni. Noi ci limitiamo a semplici osservazioni che non possiamo ignorare: numerose sono state le contraddizioni durante l’intervista. Si vuole dimenticare completamente il fatto che il Salerno Calcio senza la massa debitoria di Lombardi non sarebbe mai nato e si preferisce vederlo come una costola di scissionisti che si allontana dalla squadra viva e vegeta come successo, per esempio, con l’Inter a Milano nel 1908 (quando il calcio aveva la popolarità del curling oggi, con tutto il rispetto per il curling).

Si ignora che a Salerno non esistono tifosi del Salerno Calcio, ma ragazzi che vedono in esso i primi passi per un ritorno della Salernitana. Non ci si è resi conto che Lombardi è la causa delle mortificanti partite in Serie D, ma vuole esserlo anche per la terza categoria, ma solo perché non esiste una quarta. Ancora, la città è in attesa delle scuse ufficiali dell’ex presidente, e gli amici che ne prendono il testimone, prima di presentarsi alla città devono fare ugualmente mea culpa, anziché puntare l’indice verso chi sta investendo su Salerno (pesantemente) e solo per evitare guai giudiziari non ha raccolto la storia sulle proprie divise. Non è una libera scelta quella di chiamarsi Salerno Calcio.

Non ci spieghiamo perché per un’iscrizione in terza categoria (che richiede uno sforzo economico massimo di 5 mila euro) ci sia una preparazione lunga settimane e colma di interviste che hanno il sapore del proclamo più che della promozione. In Italia migliaia di allegre comitive di amici che si ritrovano al bar per il Fantacalcio, imbastiscono un’iscrizione in terza categoria in minor tempo.

Se davvero Lombardi e amici desideravano questa continuità, si poteva comunicare la difficoltà economica alla città e alla Lega e procedere o con un fallimento pilotato che agevolasse il passaggio di proprietà (anche ad Anastasio, se solo lo avessero telefonato prima) o con una rinuncia all’iscrizione per passare in categorie inferiori come hanno fatto in tanti quest’estate senza perdere nome e segni distintivi. Soluzione percorribile purchè si manifestasse l’intenzione di rinunciare alla Wild Card per la Serie D. Invece le settimane prima e dopo il 12 luglio sono state caratterizzate da un assordante silenzio.

E’ mancata la chiarezza, non scopriamo nulla di nuovo. Ognuno è libero di farsi l’idea che vuole su Anastasio. Le sue dichiarazioni vanno lette però, insieme a quelle del primo cittadino che contestualmente, scredita il simbolo del cavalluccio in possesso della Energy Power, preferendogli il disegno originale del maestro D’Alma. La storia non si offende e non si critica, i simboli sono sacri e ugualmente validi in qualunque forma siano rappresentati, a figura intera o a mezzo busto.

Ci dissociamo da questa guerra fredda, che aumenta il clima di odio in città che è già ai massimi livelli; inoltre tiene distratta la città dalle vicende calcistiche di una squadra che (lo speriamo tutti) potrebbe di colpo trasformarsi in Salernitana e che tra 48 ore è attesa da una importante gara di campionato.

Ora è facile dire che l’attaccamento alla storia è forte, ma è paradossale che lo dica chi questa storia ha contribuito a interromperla e chi negli ultimi anni l’ha riempita di vergogna.

Non sappiamo se Anastasio garantirà la continuità della Salernitana, per ora le sue parole ci hanno solo mostrato la continuità del modus operandi di Lombardi.

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