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mercoledì 15 giugno 2011

La nota di Tommaso D'Angelo

dangelo

Sentenza o non sentenza il Principe domerà Giulietta

Una sentenza pilatesca nel giorno dell’arresto di Casale e quando la macchina dei tifosi ha già acquistato quasi 10mila biglietti per riservare una degna accoglienza a Mandorlini e ai suoi uomini. Il tribunale di Napoli ha condannato la Salernitana 1919 al pagamento di 7 miliardi delle vecchie lire per l’utilizzo del nome, dei colori e della denominazione sociale della Salernitana sport. Avvertendo Lombardi che continuando a utilizzare questi simboli incorrerebbe, ogni volta, in una multa di 10mila euro. Paradossalmente per i giudici di Napoli già contro il Verona bisognerebbe cambiare tutto, anche il granata. Il particolare è che tutti i simboli della vecchia Salernitana sono stati acquistati da Lombardi alla fallimentare e di fatto sono di proprietà di questa società. Insomma Lombardi dovrebbe auto multarsi. Un’evidente dicotomia tra i fatti del 2005 e la realtà del 2011, a dimostrazione della lentezza della giustizia che irrompe, stranamente alla vigilia di una sfida decisiva per la promozione della squadra, con evidente e colpevole ritardo. Non è questo il punto cruciale: non essendoci provvisionale e preparando il ricorso, la sfida giudiziaria tra la Salernitana e la curatela fallimentare vivrà di altre lunghe giornate nelle aule di un tribunale. I conti sono presto fatti: Lombardi acquistò i simboli per circa 350mila euro, ora è paradossale che il danno da pagare sia maggiore del valore del bene contestato. Nella sentenza si parla di un presunto canone che la nuova società avrebbe dovuto pagare se avesse ottenuto una regolare licenza d’uso. I beni, però, erano all’asta e lì sono stati poi venduti. Ma, ripeto, questi sono argomenti che dovranno trattare gli avvocati nelle sedi opportune.

Quello che sconcerta è il salvataggio della Figc che di fatto viene tirata fuori dalla causa dai giudici nonostante che la sentenza, nei fatti, bocci il Lodo Petrucci. Quella Salernitana fu massacrata da tutti gli organismi federali che poterono contare sull’omertà di una parte della tifoseria e sull’ignavia di istituzioni e dirigenti salernitani. La sentenza di oggi non fa giustizia di Aliberti perché gli eventuali benefici li trarrebbe la curatela fallimentare. Cosa diversa sarà se il Tar del Lazio darà ragione all’ex patron nella causa contro l’Agenzia delle Entrate per la famosa rateizzazione alla fine negata ma concessa a Parma e Lazio. Lì Aliberti e i tifosi della Salernitana potranno incontrare quel giudice di Berlino che clamorosamente non trovarono sulla propria strada nell’infernale estate del 2005. Una sentenza favorevole riaprirebbe la vera battaglia per la condanna dei vertici della Figc che, come si capisce dalla sentenza di ieri, godono ancora di ottime protezioni.

Resta l’attualità: e ora cosa succede? Sul piano sostanziale nulla, il ricorso della società bloccherà tutto. E anche la perizia fatta da Sanges per l’imprenditore interessato all’acquisto della società, conteneva i possibili costi di una sentenza sfavorevole addirittura maggiorati perché legati alla richiesta iniziale di quasi 7 milioni di euro. Ma è la tempistica che lascia perplessi in una giornata che con l’arresto di Casale ha sviato parte dell’opinione pubblica. La storia insegna che ad esempio, in periodo elettorale, si soprassiede a sentenze che possono coinvolgere possibili candidati per evitare ingerenze nel voto. Qui, invece, la sentenza arriva nel bel pieno di una settimana decisiva e che obiettivamente disorienta ancora di più una tifoseria, già sconcertata e umiliata da Mandorlini e dall’arbitro Di Bello. Questa è una trappola che bisogna evitare, la strada è stretta, insidiosa, tortuosa: ma all’orizzonte c’è il sereno. Tutti allo stadio, già da oggi cominciate a colorare finestre e balconi di granata, rispolveriamo la cura Vestuti: il leone è ferito ma non è morto. Contro il Verona non c’è sentenza che tenga: il Principe domerà Giulietta.

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