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lunedì 28 settembre 2009

Cari ha dato la carica, il gioco non ancora


Cari ha caricato la squadra. Il cambio tecnico ha coinciso con un cambio di approccio al match da parte del gruppo. In positivo, s'intende. L'arrivo di Marco Cari sulla panchina della Salernitana ha trasmesso ai giocatori maggiore convinzione nei propri mezzi. Il tecnico di Ciampino si è seduto sulla panchina granata subito dopo lo stop interno con il Torino all'Arechi ed è riuscito ad ottenere due pareggi consecutivi, entrambi a reti inviolate, rispettivamente nella trasferta di Piacenza e nel match casalingo con l'Ascoli di sabato scorso, dopo ben cinque sconfitte consecutive collezionate dal suo predecessore. Se da un lato i due punti non hanno certo cambiato la posizione in classifica della Salernitana, che resta la cenerentola del torneo cadetto; dall'altro hanno permesso ai granata di staccarsi da quello zero in classifica che era mortificante per le gambe e per il morale. Già, il morale. Per il momento è questo il segreto della ricetta targata Marco Cari. Il tecnico di Ciampino, al suo esordio assoluto nel torneo di B, ha confermato di essere un grande motivatore. Nel giro di poco, pochissimo, tempo - e soprattutto con il materiale umano (tutt'altro che eccelso) che si ritrova a disposizione (almeno fino a gennaio) - il trainer granata ha capito che bisognava lavorare soprattutto sull'aspetto psicologico. Cari ha ereditato una squadra con il morale sotto i tacchi: ancora ferma al palo, con la peggiore difesa ed il secondo peggiore attacco del torneo. Numeri da brividi. Il tecnico, mutuando un vecchio adagio sempre attuale, ha capito che innanzitutto bisognava non prenderle e si è concentrato sul reparto arretrato. Sarà un caso, ma da quando il nuovo allenatore si è seduto sulla panchina della Salernitana, Fusco e compagni non hanno più preso gol. Un bel passo in avanti per una squadra che incassava sistematicamente due reti a partita. E pensare che gli uomini impiegati da Cari - soprattutto in difesa - sono praticamente gli stessi che aveva schierato Brini nelle prime cinque giornate di campionato. Non solo. In linea di massima anche lo spartito tattico è identico. Cari, così come Brini, ha messo in campo una formazione con 4 difensori, due mediani, tre centrocampisti avanzati ed una sola punta. Lo stesso modulo di Brini, tanto per intenderci. Nessuna rivoluzione tattica dunque, nessuna alchimia di gioco, ma soltanto la capacità di trasmettere al gruppo quelle motivazioni indispensabili per provare a tirarsi fuori da una situazione a dir poco imbarazzante. Sia ben chiaro, la Salernitana è ancora lontana dall'avere un'identità di gioco: la squadra resta orfana di attaccanti di peso, è ancora all'asciutto di gol con il nuovo nocchiero, prosegue il digiuno di vittorie in campionato e continua ad andare in affanno da un punto di vista atletico. Tuttavia una reazione, timida, c'è stata. Lo testimoniano gli ultimi 20' della gara di sabato scorso con l'Ascoli. Nonostante fosse in inferiorità numerica, infatti, la Salernitana ci ha provato, ci ha creduto ed ha sfiorato il successo. Merito delle convinzioni del gruppo. Merito anche di qualche accorgimento tattico attuato da Cari (sostituzioni forzate, ma azzeccate) che ad un certo punto ha schierato la squadra con un classico 4-4-2. Oltre alle motivazioni psicologiche, infatti, Cari ha provato anche a metterci del suo, cambiando qualcosina dalla cintola in su e dando dei segnali ben precisi a società e giocatori. Possono giustificarsi così le esclusioni di Machado e Statella, finiti in naftalina con l'Ascoli ed anche nella trasferta di Piacenza. Con il passare del tempo, il tecnico avrà la possibilità di conoscere ancora meglio i suoi uomini e c'è da sperare che anche le prestazioni (e i risultati) della squadra migliorino. Il tecnico di Ciampino ha ammesso che adesso vorrà concentrarsi sugli schemi offensivi. Dopo il "non prenderle", del resto, è necessario anche il saperle "dare". Staremo a vedere.

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